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Isola di Lipari

Isola di Lipari

(37,6 km² - circa 10.700 abitanti). Nome antico: Lipara o Meligunis

Lipari venne insediata gia' alcuni secoli prima del 4000 a.C.  da una popolazione attratta dalla straordinaria risorsa che era costituita per quel tempo, dall’ossidiana, il vetro nero eruttato dal monte Pelato. Questo vulcano si era spento da poco, dopo un periodo di intensa attività alla quale sono dovute le pomici oggi industrialmente sfruttate. Quando l’uomo ancora non conosceva la lavorazione dei metalli, l’ossidiana (che si trova solo in pochi punti del Mediterraneo) costituiva il materiale più tagliente di cui si potesse disporre ed era perciò ricercatissima. Da Lipari era esportata in gran quantità verso la Sicilia e l’Italia e meridionale, ma raggiungeva anche le coste della Liguria, della Provenza, della Dalmazia. Questo commercio portava all’isola una straordinaria prosperità. Si sviluppava quindi in essa un abitato fra i più estesi e popolosi che si conoscano per quell’età. Solo più di mille anni dopo, intorno al 3000 a.C., quando il commercio dell’ossidiana era al suo apice, incominciarono ad essere abitate anche le isole minori dell’arcipelago eoliano. La lunga evoluzione della civiltà ha potuto essere riconosciuta con grande evidenza, nelle sue diverse fasi, attraverso gli scavi archeologici svoltisi a partire dal 1948. Dopo alcuni secoli di forte recessione economica e demografica (II metà del III millennio a.C.) le isole Eolie hanno avuto un altro periodo di rigogliosissima fioritura quando in esse si sono stanziate nuove genti, provenienti questa volta dalla Grecia continentale. Poco dopo il 2000 a.C., in tutte le isole, furono costruiti grandi e popolosi insediamenti di capanne di un tipo del tutto nuovo, tondeggianti, circondate all’intorno da un muro ben costruito in pietre e fango. Ha inizio con essi l’età del bronzo nei nostri paesi occidentali. Nella 50° Olimpiade (580-576 a.C.) Lipari venne colonizzata da un gruppo di Greci di stirpe dorica, di Cnido e di Rodi, comandati dall’eraclide Pentatlo, superstiti di un infelice tentativo di fondare una colonia sul sito dell’attuale Marsala. I nuovi coloni si trovarono innanzitutto nella necessità di difendersi dalle incursioni degli Etruschi (Tirreni). Dovettero quindi allestire una potente flotta, con la quale riportarono contro di loro grandi vittorie, assicurandosi la supremazia sul mare. Nel 262 il console romano Cornelio Scipione, illudendosi di potersi impadronire agevolmente di Lipari, venne ivi bloccato da Annibale e catturato con tutta la sua squadra. Nel 258 Atilio Calatino cingeva Lipari di assedio. Nel 257 le acque delle Eolie furono teatro di un'accanita battaglia tra la flotta cartaginese e quella romana. Lipari fu conquistata dai Romani nel 252 a.C. Rasa al suolo con «inumane stragi» perse con l'indipendenza la prosperità economica. Iniziò per essa un periodo di grave decadenza. Continuò per altro a trarre vantaggi economici notevoli dall'industria dell'allume, che probabilmente fin dall'età del Bronzo si estraeva nell'isola di Vulcano, del quale Lipari aveva nel mondo antico il monopolio. Molto frequentate erano anche le eccellenti acque termali di Vulcano e di Lipari, che ebbero una notevole rinomanza anche nella Roma imperiale. Non abbiamo notizie relative a Lipari per tutta l'età imperiale romana (I-IV secolo d.C.). In età cristiana (forse dal IV secolo) Lipari fu sede vescovile e almeno fin dal VI secolo erano venerate nella sua cattedrale le reliquie dell'apostolo San Bartolomeo (Guarda la pagina Eventi per conoscere le date per la festa di San Bartolomeo a Lipari) che, secondo le tradizioni tramandateci da scrittori bizantini, vi sarebbero giunte miracolosamente dall'Armenia. Nell'alto Medioevo si ebbe un improvviso risveglio (dopo molti decenni di quiescenza) dell'attività vulcanica nell'isola di Lipari. Si aprirono allora il nuovo cratere del monte Pelato, che eruttò immense masse di pomici, e quello, più vicino alla città, della Pirrera, che eruttò una colata di ossidiana. Nell'839 Lipari fu aggredita e distrutta da un'incursione di musulmani, che massacrarono e deportarono in schiavitù la popolazione e profanarono le reliquie di San Bartolomeo. Queste, piamente raccolte da alcuni vecchi monaci scampati all'eccidio, furono l'anno seguente trasportate a Salerno e di lì a Benevento. Lipari rimase per alcuni secoli quasi totalmente deserta, fino alla riconquista della Sicilia da parte dei Normanni, che nel 1083 installarono a Lipari l'abate Ambrogio con un nucleo di monaci benedettini. Intorno al monastero, di cui restano vestigia a fianco della cattedrale, tornò a formarsi un nucleo urbano. Nel 1131 fu ricostituita la sede vescovile di Lipari unita a quella di Patti. Roberto I re di Napoli, nel 1340, si impadronì di Lipari. Nel 1544 la città fu saccheggiata dal feroce corsaro Ariadeno Barbarossa, che portò via gli infelici abitanti, come schiavi. Lipari venne successivamente riedificata e ripopolata da Carlo V e da allora seguì le sorti della Sicilia e del reame di Napoli.

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